mercoledì 15 dicembre 2010

L’assurdita’ americana: le cake che non sanno di nulla.

Come ho potuto in tutti questi anni di blog non parlarvi di una delle assurdita’ piu’ grandi della cultura Americana popolare. Le cake o altrimenti dette in italiano “le torte”. Da non confondersi con le pie, tradotte anch’esse con torte in italiano o i famosi bread, che non hanno corrispettivo nella lingua rossa, bianca e verde.

Ma forse e’ bene andare con ordine. All’inverso. I bread, letteralmente detti pani, sono dolci perfetti per la colazione. Lunghi, panosi, tagliati a fette, vengono spesso cotti con all’interno uvetta o noci, con lo zenzero (ginger bread) con le banane (banana bread) e con la cioccolata.


Le pie sono quelle di Nonna Papera. La torta alle mele, alle ciliege o amarene o altra frutta sono molto dolci e con la caratteristica forma rotonda. L’interno e’ ripieno di frutta o confettura e pasta simil frolla o brise’ costituisce il tetto e pavimento della pie.


Ma le cake sono quelle che mi sfuggono. In italiano dovrebbero corrispondere a quelle belle torte nuziali con la panna montata, con la crema pasticcera, con la crema al cioccolato, con il gelato se proprio vuoi. E dentro dovrebbero essere un tripudio di caffe’, liquore, cioccolata ancora e via andare.

Ed invece? Ed invece? Cosa mi inventano sti americani sempre cosi' verso gli eccessi. La torta che non sa di nulla. Piatta piatta. Pan di spagna all’interno, solitamente molto asciutto per i miei gusti, un filino di crema pasticcera (ma non fredda, temperatura ambiente) se proprio sei fortunato e poi……..il glazing. Che e’ quella ricopertura globale che c’e’ su tutte le torte. Non e’ freddo, non e’ neanche saporito ….semplice zucchero. Per carita’ con il glazing ci fanno di tutto, colori, forme, scritte. ….e la combinazione pan di spagna/glazing permette loro costruzioni che meglio di un architetto..

….ma poi quando prendi il primo cucchiaino e gia pregusti il degustare un cosa “porcosissima” rimani deluso, disgustato e preso in giro. Mentre loro ne dicantano non so bene quali caratteristiche (amazing) segrete.


Contenti loro…io mi faccio una cioccolata calda.


Saluti

lunedì 29 novembre 2010

mercoledì 17 novembre 2010

Scienza e vita pratica


Cari miei, eccomi di nuovo a voi.
Come dicevo nello scorso post il lavoro va bene e mi piace molto. Da un anno a questa parte ho iniziato a concentrarmi maggiormente su aerosol, cioe' tutte quelle particelle che respiriamo e che spesso possono causare problemi alla salute. Piu' nello specifico aerosol in occupational setting, o meglio in ambienti di lavoro. Ed in miniera con silica, polvere di carbone e polveri da motori diesel ...non abbiamo di che annoiarci.
Per quanto il mio lavoro sia molto vicino alla vita dei minatori e sia molto "pratico", a volte mi trovo a dover spiegare cosa sto facendo giorno dopo giorno. La vita di un ricercatore e' un po' come quella di chi vive in convento: ore e ore in ufficio a scrivere o in laboratorio con lunghi esperimenti, grandi attivita' di gruppo ma anche pensate solitarie. Poi, per poter "vendere" i propri dati, l'aspetto statistico e' fondamentale: un esperimento non fa primavera ma troppi esperimenti sfiancano il budget...la statistica in quel caso risulta molto utile.
E proprio facendo statistica su dati raccolti durante uno studio, mi sono incuriosito per il nome di un procedimento statistico: il t-test inventato da tal Student. Non avevo mai capito se il test avesse come denominazione Student (studente) o se fosse ritenuto talmente elementare che anche gli studenti erano in grado di usarlo.
Ed invece la storia che si cela dietro a questa formula statistica e' molto piu' interessante e inaspettata. Irlanda, inizio ventesimo secolo, la Guinness era l'azienda di punta di una intera nazione. Produzione enorme, distribuzione oltreoceano. Mercato enorme per un prodotto che era (ed e' ancora) artigianale. La gestione del luppolo, lieviti e ingredienti e' segretissimo ma tale gestione necessitava analisi attente e aver a che fare con una mole di dati enorme.
Cosa capita ? Un tal Gosset che lavorava come mastro birraio ma che aveva studiato a Oxford matematica e chimica, ti inventa il t-test per studiare tutti i dati. Formula accattivante e veloce per capire come cambiando un parametro nella ricetta della birra si puo' influenzare il prodotto finale. Vorrebbe anche publicare la sua idea di processo statistico ma il suo capo gli dice che per mantenere segreta l'attivita' da "industria" della Guinness, avrebbe dovuto publicare sotto pseudonimo. Cosi' Gossett sceglie Student come pseudonimo.
E tuttoggi milioni di persone usano il suo procedimento e ne beneficiano non solo in laboratorio ma anche al bar per una bella bevuta.
Salute a tutti !!

martedì 9 novembre 2010

First of all some info....

Niente fronzoli. entriamo nel vivo.
Come promesso ecco le novita' del blog. La grafica come avete potuto vedere ha ricevuto un minimo lifting. Poca roba, ed il coloro preponderante e' ancora l'arancione. Non ce la faccio ad abbandonarlo per ora.
Qui a sinistra potete godervi la vista dalla nostra cucina due giorni fa. Il backyard e' pieno di foglie gialle ormai. L'autunno e' una stagione piacevolissima per i colori ed il calore che porta con se: e' tutto un rifiorire di rosso, arancione, giallo, porpora e possiamo ancora uscire nel cortiletto spesso senza giacca. Presto il gelo arrivera'. La promessa che mi prendo con voi e' di cambiare questa foto ad ogni nuovo post ma di mantenere la stessa postazione.
E la novita' piu' grande saranno i post. Cerchero' di postare una volta alla settimana cambiando il tema di volta in volta. Cultura americana, vita nostra personale, vita lavorativa e .........beh non voglio dirvi tutto adesso.
Dal momento che e' da tempo che non vi dico nulla di noi e' giunto il tempo di aggiornarvi un poco. Cerchero' di essere breve, tranquilli.
Dopo aver passato un Luglio e Agosto campeggiando in casa nostra causa cucina (ed in pratica piano terra) impraticabile, da inizio Settembre siamo tornati alla normalita'. Io il lavoro va bene: ho viaggiato molto a ovest tra Agosto e Settembre. Sono stato talmente tanti giorni in Nevada (Reno e Elko) che temevo di dover pagare le tasse anche la' salvo poi scoprire che i Nevadesi le tasse statali non le pagano. Ho anche visitato posti fuori dagli itinerari soliti. Per esempio ho trascorso qualche ora al Salt Flat in Utah: zona con immense distese di sale famosa per le corse contro i record di veicoli bizzarri. Da vedere una volta e bon.
Fra ha iniziato il nuovo corso all'universita' e Teresa se la spassa all'asilo due volte alla settimana. Teresa onestamente se l'e' spassata per tutta l'estate con i bimbi della strada. Una banda di teppe dai 2 ai 15 anni che trascorrevano mattine e pomeriggi davanti casa. Non oso pensare cosa capitera' tra qualche anno. Attendendo quel momento la teppa ha iniziato a evidenziare caratteristiche ribelli: da qualche giorno la troviamo nuda nel letto quando si sveglia dal pisolino pomeridiano.
Niente vestiti, urlante in piedi che sventola il pannolino ....allarme.

giovedì 4 novembre 2010

Un' attesa lunga 56 anni.

San Francisco ha vinto per la prima volta le World Series di baseball. Ed i Giants (intesa come franchigia), un tempo squadra di New York, non le vincevano dal 1954.
Possiamo discutere ore sulla validita' di chiamare il trofeo del campionato americano "serie mondiale", ci possiamo ritrovare tutta la megalomania della cultura americana. Ma onestamente non me ne frega niente di tutto cio'.
Mi frega che i Giants siano riusciti a vincere il campionato alla fine di una stagione da film. Sicuramente non i favoriti all'inizio, senza alcun campione dichiarato, senza nomi altisonanti, con scarti di altre squadre....hanno vinto.

La prima partita del campionato americano di baseball che ricordo di aver visto con mio padre e' stata nel 1989: Giants contro i Cubs nella semifinale dei playoff. Abbiamo vinto quella partita con due fuoricampo di Will Clark (number #22) che e' entrato direttamente ad essere il mio eroe e modello come prima base. Ma nel 1989 i Giants persero il campionato nella serie finale contro Oakland nella famosa serie della baia e del terremoto.

Da allora ho seguito i Giants con passione ma senza esaltazione. Gli anni di Matt Williams e Bobby Thompson, quelli piu' scuri di Barry Bonds (dopato senza ritegno). Un sussulto nel 2002 quando raggiunsero la finale ma senza troppa attesa. E persero.

Ma quest'anno da Agosto mi sono messo a rileggere le statistiche, a studiare il loro calendario e la rincorsa su San Diego primo nel girone. E con l'outsider Colorado a fare da terzo incomodo. E pian piano sono arrivati a superare entrambi all'ultima giornata della stagione regolare che per un appassionato di baseball e' il coronamento di 162 partite. Per arrivare ad Ottobre, il mese dei playoff. Tutti in un mese.

Ed i Giants ci sono andati, ai playoff, da sfavoriti (underdogs). Atlanta li avrebbe regolati dicevano, Bobby Cox (eterno manager di Atlanta) la sa troppo lunga e poi quelli di San Francisco non hanno uomini da portare tanti punti a casa. Ma fin dalla prima partita si e' capito che era sul monte che i Giants avrebbero costruito la loro vittoria. Come sempre accade nei playoff, ma gli americani amanti dei fuoricampo non ci vogliono sentire. E Atlanta e' stata schiantata da errori e dalle faville di Cody Ross (scarto di Florida a meta' stagione e arrivato a San Franscisco come ultimo degli esterni).

E cosi' si e' arrivati a Giants-Philadelphia. I famosi ed ormai famigerati Phillies. Esperti dei playoff e strafavoriti per la vittoria finale (gia da tempo prevista contro gli Yankees). Ed invece anche i ricchi e convinti uomini di Philadelphia (sempre con il sorriso e mai scomposti) si sono arresi in sei partite che potevano essere cinque.

Ma l'apoteosi e' stata nella serie finale contro Texas (poveri Yankees che ridere). La rotazione dei partenti perfetta, solida e assortita. Rilievi consci del loro compito ed un closer forse un po' personaggio ma di quelli mai visti (barbutissimo). Formazione sempre diversa nelle cinque partite della serie. Un MVP deciso con difficolta' dalla giuria perche' quando non c'e' un campionissimo tutti devono sbattersi. Un partita finale vinta con un valido, un altro valido, un bunt da parte di colui che ha fatto piu' fuoricampi in tutta la stagione e che non aveva mai fatto un bunt nella sua carriera, uno strike out ed un fuoricampo. 3 punti per prendersi quell'anello e portarlo nella citta' arancione e nera.

Era tempo che vincessero.

A proposito.....ben ritrovati. Le novita' tra una settimana.

martedì 8 giugno 2010

Capitolo CLIII: messaggio per i lettori

Lo so bene e l'ho imparato bene in passato. Un blog deve rimanere attivo, deve essere costante, deve essere presente nella vita dei lettori.

Sono pero' anche dell'idea che un blog sia vita, nel senso di esserne lo specchio. Ed in questo momento non riesco a scrivere un nuovo post. Questo non significa che il blog va in pensione. non penso almeno, ma semplicemente che non trovo corretto scrivere se contro voglia. E' un periodo frenetico, pieno di lavoro, di progetti di ricerca e progetti di casa da rinnovare.

torno, magari un poco cambiato.

ciao

lunedì 17 maggio 2010

Capitolo CLII: Out of the blue, to wet the bed and under the weather

Lo ammetto. Non ho mai immaginato questo blog come un raccoglitore di espressioni americane che scopro giorno dopo giorno. E, dovete ammettere, che sulla lingua americana non ho mai tessuto alcun (quasi nessuno) post.
Ma da qualche giorno ci sono un serie di espressioni che ho pensato fosse simpatico condividere con tutti voi.

La prima e' Out of the blue. Letteralmente "Fuori dal blu". In realta' si dice di un qualcosa, evento, che accade all'improssivo. Un evento inaspettato. Si narra che la frase derivi dal cielo perfettamente blu che prelude, in modo del tutto inaspettato, ad un temporale estivo. Comparso dal blu appunto.

La seconda espressione e' invece: I wet the bed. Letteralmente "ho bagnato il letto" fa riferimento a quelle notti in cui non si riesce a dormire a si decide di andare a lavoro particolarmente presto la mattina.

La terza e ultima espressione e' invece under the weather. All'inizio pensavo significasse una condizione metereologica avversa ed invece non centra un bel nulla. Essere under the weather significa non sentirsi bene, avere un lieve senso di malattia....roba da poco ma sufficiente, forse, a sentirsi il peso del meteo addosso.

Beh, non so se dovrete mai usare queste espressioni ma non capirle all'inizio significava essere tagliato ben fuori !!

Ciao !

giovedì 6 maggio 2010

Capitolo CLI: Stati Uniti, ma non troppo. Il caso Arizona

Ci si pensa poco, soprattutto per chi vive cosi' lontano, in Italia magari. Ma gli Stati Uniti lo sono davvero .....sono singoli stati uniti da un'amministrazione federale. Per esempio in Pennsylvania gli alcolici non si vendono se non in negozi specializzati (e non nei supermercati) o i limiti di velocita' cambiano molto da stato a stato.

E cosi' capita che un stato dell'ovest, vicino di casa della California si ritrova alla ribalta della cronaca da qualche settimana. Complice una nuova legge, statale, sull'immigrazione illegale ritenuta dai piu' molto molto conservatrice, al limite del razzista. Dovete sapere che il fenomeno dell'immigrazione illegale e' molto diffuso ancora negli stati del sud. Immigrazione dal Messico soprattutto. L'Arizona, stato republicano con governatore republicano, ha recentemente passato una legge che, tra le altre cose, legittimizza le forze dell'ordine nel ricercare gli immigrati illegali. E qui e' scoppiato il pandemonio con visioni di ronde notturne nelle case di poveri immigrati legali, gente spaventata per strada, gente presa per sbaglio ed interrogata per ore e via dicendo. E' una legge shock per tanti qui in America. Per quanto essere illegale sia appunto contro la legge, c'e' una diffusa mano morbida nei confronti di queste persone. Dopotutto la storia ha insegnato che gli immigrati, e tanti illegali, hanno costruito questa nazione.
Ma l'Arizona ha deciso, anche facendo riferimento ad aspetti economici, che il vaso era colmo. Tra gli aspetti economici fa effetto la percentuale degli incarcerati nelle prigioni di questo stato: il 75% sono immigrati illegali. L'amministrazione federale dovrebbe pagare per loro ma parrebbe che ultimamente non lo stia piu' facendo. E cosi' lo stato si fa giustizia.
L'Arizona tra l'altro non e' nuova a leggi al limite: chiunque infatti puo' comprarsi un'arma senza nessuna licenza o addestramento (tipo mi da un due etti di trita e una calibro 45), l'aborto non puo' avere alcuna sovvenzione statale (tipo cliniche, assicurazioni per i dipendenti statali).

Che dire, Stato che vai usanza che trovi. Pauroso.

mercoledì 28 aprile 2010

Capitolo CL: A cosa assomiglia il rabarbaro

Per il post numero 150 !!!! a voi la palla. Dovete rispondere senza andare a guardare su google. Capisco che sia difficile cosi', ma dopotutto e' anche lui un frutto della nostra terra.

Allora.....a cosa assomiglia il rabarbaro (che abbiamo ricevuto nella nostra cassetta settimanale):

-) A una patata
-) A un sedano
-) A una melanzana.

Rispondete gente, rispondete

lunedì 26 aprile 2010

Capitolo CXXXXIX: Le farmacie/ambulatori

Dopo piu' di tre anni a Pittsburgh, questo weekend ho sentito il bisogno di un dottore. No panic, niente panico. Roba da bimbi.....mal di gola, febbre alle stelle e difficolta' a deambulare. L'attentatrice era gia' stata individuata mentre cercava di allonanarsi dalla scena del misfatto con una scorta di pannolini e cane di pezza. L'abbiamo fermata alla porta. Ma tanto e' che noi siamo rimasti contaminati.
Siamo sempre stati ben forniti di antipiretici, antidolorifici (Gigi....l'Aulin), antinfiammatori, ma sul fronte antibiotici lo zero assoluto. Ed allora Domenica mattina mi sono detto: e' tempo che io veda un dottore e che mi faccia prescrivere un antibiotico.
E abbiamo fatto la scoperta dei fast-ambulatori (da fast-food) nelle grosse farmacie.
Faccio un dovuto inciso: le farmacie in america non sono solo farmacie ma veri e propri supermercati. Ci puoi trovare lo spazzolino da denti ma anche la coca cola, il test antidroga (per il figlio teenager al primo anno al college) ma anche il liquido antitosse, pellicole fotografiche vicino ai pannolini per neonati. Cosi' mentre uno si prende un aspirina si compra quello che non gli serve.
Ebbene in queste assurde farmacie/supermercati ci sono anche mini ambulatori utilissimi. Accettano tutte le maggiori assicurazioni e diagnosticano le malattie e problemi minori e meno complessi. Sono spesso gestiti da assistenti dottori e paghi un piccolo co-payment altriment detto ticket. Veloci, preparati e disponibili. Mi ricordano un poco la guardia medica italiana con il vantaggio per sono sempre li' pronti, e lo svantaggio che vai tu da loro.
Evitano di dover andare al pronto soccorso per piccole cose duranti i weekend o di avere un medico di fiducia per chi e' generalmente in salute come noi.
Si' si' avete ragione......dobbiamo sceglierci un medico di famiglia. E' nella lista delle cose da fare, praticamente in cima.

Per la cronaca c'ho le placche in gola e mi sto curando ora a bombe di pennicillina. Quindi se ho scritto in modo "creativo" sappiate che l'effetto durera' per 10 giorni solo !
Ciao

giovedì 15 aprile 2010

Capitolo CXXXXVIII: Potere della rete

Cliccate sul link e ditemi se non siete esterrefatti di avere accesso a questo.
http://www.whitehouse.gov/sites/default/files/president-obama-2010-complete-return.pdf

E ora ditemi....in Italia e' possibile ?

sabato 3 aprile 2010

Capitolo CXXXXVII: E' tempo di verdura in scatola

La primavera incalza a Pittsburgh. Quasi la chiamano estate, considerando che abbiamo avuto sia oggi che ieri venti gradi. Piacevoli, maglietta a mezze maniche, sandali, sole caldo e tempo di buttare un occhio al proprio giardino o a quello che sara' in futuro un giardino.
Ed e' anche tempo di verdura fresca. Sappiamo tutti che verdura fresca (o almeno fredda) la troviamo tutto l'anno nei supermercati: arriva da ogni dove in giro per il mondo ed arriva fresca sulla nostra tavola.
Ma io adesso mi riferisco alla verdura dei contadini, alla verdura locale, a quella della Pennsylvania. Quest'anno infatti abbiamo deciso di aderire alla distribuzione delle ceste dei contadini una volta alla settimana. Cerco di essere piu' chiaro ma immagino che abbiate gia capito il concetto generale: i contadini riuniti in cooperative portano ceste di verdura in citta' per chi sottoscrive un abbonamento semestrale.
Pagamento in anticipo (costo molto piu' basso che al supermercato) e prodotto appena colto che arriva alla tua porta. Non solo verdura, ma anche latte, uova, pane, miele e altri prodotti della campagna.
Questo tipo di idea non e' nuovo: ricordo parecchi anni fa si cercava di attuarlo anche in Italia e solo i GAS, gruppi di acquisto solidale, erano riusciti ad abbracciarlo per un po'.
La cosa sconcertante e' che qui ci sono lunghe liste di attesa per iscriversi o meglio e' necessario sottoscrivere l'abbonamento ben in tempo. Lo scorso anno ad inizio Marzo non vi erano gia piu' posti liberi.
Limiti del servizio ? Beh ti becchi nel cesto quello che c'e' quella settimana, che ti piaccia o meno. Quattro settimane di pannocchie, tre settimane di fila di rape o robe del genere. Non sarebbe possibile, e sostenibile, per la cooperativa fare cesti personalizzati. Il costo sarebbe alla stelle.
Ma dopo tutto il bello e' proprio questo....imparare a cucinare cose nuove e sane, imparare nuove ricette e godersi i prodotti della terra locale.
No ?

mercoledì 24 marzo 2010

Capitolo CXXXXVI: Tipi da congresso

Vi faccio crescere un poco l'invidia: mi trovo su un balconcino in pantaloncini con davanti l'oceano (o quasi). Mi trovo a San Diego come lo scorso anno e oggi si e' conclusa la conferenza a cui ho partecipato. Quest'anno, con Fra e Teresa abbiamo deciso di volare a San Diego qualche giorno prima e goderci un poco di mare: loro sono tornate a Pittsburgh gia ad inizio settimana mentre io le raggiungero' domani sera.....mi sono portato a lavoro la famiglia. O qualcosa del genere. Ma non voglio parlarvi di San Diego questa volta...ma bensi' dell'atmosfera da conferenza.

Per chi conosce l'argomento mi capira' al volo, per gli altri ci vuole un sforzo di fantasia.
Ormai non posso piu' definirmi un novizio di workshops e conferenze: non le ho contate ma sono ormai 10 anni che partecipo a questi eventi di divulgazione scientifica e posso dire che le persone che si incontrano possono racchiudersi in categorie ben definite. Ve ne presento alcune.
C'e' il professore o ricercatore ormai ben affermato ma che cerca di imparare sempre qualcosa di nuovo: si legge l'agenda per bene prima di arrivare, solitamente si siede sempre nelle prime fila e prima che inizi la sessione e non gli importa molto di vestirsi in modo impeccabile. E colui che fa la domanda sempre precisa, con tono mai aggressivo ma conscio di quello che sa.
C'e' poi il giovane rampante. Se e' in un' azienda solitamente e' vestito elegantissimo e tirato, mentre se arriva dall'universita' cerca di piazzarsi vicino al professore sopra citato anche soltanto per carpire qualcosa respirando la stessa aria. Osservateli mentre decidono dove sedersi alle tavolate del pranzo o durante le pause caffe'.....nulla e' lasciato al caso.
Tutti coloro che arrivano da aziende e hanno qualche prodotto innovativo sono facilmente identificabili: sono gli unici che si intrattengono a parlare con chiunque cercando di portare avanti una conversazione impossibile sul tempo, cibo, la citta' in questione. Per gli altri ho una conversazione e' scientificamente interessante o e' gia' finita. A meno di essere vecchi conoscenti o ex colleghi.
C'e' poi colui che ha l'intervento successivo. Se e' navigato ostenta sicurezza, sorrisi a destra a manca o fa persino finta di non ricordarsi di dover parlare davanti a 100 persone. Balle. Se invece e' un novizio, o il classico sempre emozionato, lo troverete in bagno davanti allo specchio a farsi forza, o disperato nel trovare una bottiglietta d'acqua per evitare l'arsura durante l'intervento.
Se poi la conferenza e' in inglese ci saranno sempre coloro che non sono madre lingua e cercano un connazionale come fosse la manna dal cielo per evitare la tortura dell'inglese.
Vi assicuro, in ogni conferenza potrete trovare sempre questi TIPI, queste personalita' curiosamente assortite per qualche giorno.
E per tutti ci sono due MUST, due regole da seguire: la competenza e la comunicazione. Ho imparato con il tempo che devi conoscere la materia per evitare di fare figure barbine, e poi devi sapere comunicare con gli altri.
Che dite....quasi quasi ci scrivo un film

martedì 16 marzo 2010

Capitolo CXXXXV: E anche quest'anno le tasse sono state preparate

Che con un titolo cosi' sembra quasi che siano state un salasso. Il risultato invece e' stato ben diverso. Il tutto grazie a diversi "life events" o eventi che hanno cambiato la vita come dicono qui in America: dopo tutto non bisogna dimenticarsi che ci siamo sposati e che abbiamo comprato una casa. Mica roba da poco. E cosi' la mia consulente (H&R block...massi' facciamo un po' di pubblicita') mi ha subito fatto presente che avrei avuto una bella sorpresa. Ringraziamo l'amministrazione Obama per il ritorno di tasse connesso con la prima casa e altre varie e eventuali, molte delle quali collegate a Teresina.
Ma purtroppo, come sentivo per radio oggi pomeriggio, siamo stati tra i pochi in America a sorridere per le tasse quest'anno. Come ho scritto in parecchi post passati, la crisi nel 2009 ha colpito duro e gli effetti fiscali si vedono ora.
Le storie fanno rabbrividire: si passa da quello che si e' preso e usato tutto il 401k che e' il fondo per la pensione e deve anche pagarci le tasse, alla ragazza che non sa se pagare le tasse o pagare i debiti della carta di credito. L'esperta le ha fatto presente che se non paga la carta di credito, il suo profilo peggiora (credit score) mentre se non paga le tasse (anche a rate) le pignorano piano piano tutto. Ci sono poi coloro che dovranno pagare le tasse sull'assegno di disoccupazione (oltre al danno anche la beffa)
Ma si e' sentita anche una bella testimonianza: genitori che sostengono da uno stato ad un altro un figlio (baby, bimbo lo chiamavano) 28enne senza lavoro da due anni. Gli mandano i soldi per l'affitto, per le bollette, per la macchina. Per vivere, semplicemente.
E possono anche scaricare tutto come donazioni ;)

martedì 9 marzo 2010

Capitolo CXXXXV: La California nei casini

La notizia sentita oggi e' l'ulteriore conferma che la crisi economica in cui si trovano alcuni stati, tra i quali la California, sia molto seria. E' una crisi delle casse statali soprattutto, piene di debiti, di investimenti sbagliati fatti nel passato.
Ma veniamo alla notizia. Parrebbe che se chi vive in California e decide di fare un acquisto online, su Amazon per esempio, non paga le tasse statali sull'acquisto. Perche' ? Beh perche' Amazon non ha nessun negozio o ufficio presente in California ed allora non e' tenuto a farti pagare quella tassa.
L'esperto in legge che descriveva il fenomeno diceva che il cittadino californiano che effetua tale transazione dovrebbe allora versare tali tasse nel momento di preparazione la dichiarazione dei redditi. Ma, la realta' dei fatti e' che nessuno dichiara tali acquisti e lo stato perde parecchi soldi, mica bruscolini.
Il problema e' grave, e' un problema di cultura e di leggi vecchie come il cucco (o sempre interpretate per ottenere il massimo) e nuovamente di protezionismo nuovamente. Cultura perche' le persone che comprano online sono ormai tantissime: anche noi compriamo libri, vestiti, pannolini, mobili...quasi tutto online su siti protetti. E' comodo, ti permettono di rimandare indietro il prodotto se non ti piace a costo zero e non devi perderti giornate nei negozi.
La legge e' pero' poco preparata a questi cambi epocali e ad un flusso di transazioni "extra" statali di questo tipo.
Ed infine eccovi il gigante ferito: La California, un tempo isola ricca dell'ovest, ha un buco nel budget enorme e come si sente dire in giro di questi tempi "ogni penny conta adesso". Ed allora, dopo altri stati ecco che anche la ridente California inizia la crociata contro Amazon e quella imprenditorialita' che lei stessa ha favorito in passato.
Eh.....passano i tempi.

domenica 28 febbraio 2010

Capitolo CXXXXIV: Come e' difficile la vita per un Dell user

Il computer con il quale scrivo i vari post e' un Dell Inspiron con meno di un anno di eta'. Ancora bello in garanzia. A gennaio una sera provo ad accenderlo e niente, partito, muto, nero, fermo. Chiamo l'assistenza clienti al telefono (non esistono mica piu' i negozi - ma scherzi) e seguendo la procedura del tecnico vengo a sapere che l'hardisk e' andato. I dati sono recuperabili ma lui non tirera' piu' la carretta. Poco male ho la garanzia. Ed in effetti il nuovo hardisk arriva per posta in meno di una settimana. Tolgo 4 viti e installo. Bello, penso.
Ed invece dopo averlo acceso noto che la nuova configurazione e' piu' nuda di una villeggiante di Minorca d'estate. Niente antivirus, niente di niente escluso il mitico Vista: molto diverso da quando mi era stato venduto il pc (anche quello arrivato per posta). Installo il tutto e parto.
Con il cavolo, perche' non riesco a collegarmi alla mia rete wireless di casa. Controllo per giorni ma niente, mancano delle password. Posso collegarmi con il cavo ma non wireless. Badate bene che prima tutto funzionava a meraviglia.
Chiamo Verizon, il padrone della rete, e rimango al telefono (con l'India probabilmente) per un'ora: provano di tutto, proviamo di tutto. Alla fine dicono che non e' colpa loro. Ma di Dell.
Chiamo Dell e seguendo le istruzioni mi dirigo, telefonicamente parlando, al dipartimento connessione wireless: mi rispondono e riindirizzano in sequenza i tecnici dei dipartimenti hardware, software, computer fissi. Alla fine un tecnico, notando la mia leggera incazzatura, mi da retta e spende buoni 40 minuti tentando ogni cosa. Si azzarda a gettare la carta

...E' colpa di Windows...
dovrebbe chiamare Microsoft...

ma capisce che non attacca con me. Alla fine si riesce a capire che e' un concorso di colpa di Dell e Verizon.
Sfinito, ma vittorioso vi posso scrivere seduto sul divano.

Che sogno il Mac.

mercoledì 24 febbraio 2010

Capitolo CXXXXIII:Be American, buy american


Questo post e' solo leggermente politico, sicuramente non partitico ma molto cultura americana. Quando una societa' o una nazione e' in crisi economica, il protezionismo verso i propri prodotti e' la prima cosa cha scatta. E gli Stati Uniti sono ancora del tutto immersi in una crisi economica mica da ridere: tasso di disoccupazione sopra il 10%, gente che non riesce a pagare i mutui per la casa, e problemi vari.
Come dicevo, il protezionismo verso i beni prodotti dalla nazione e' un fenomeno vecchio come il commercio: mai decantato dai politici ma molto spesso incarnato dal popolo. Dobbiamo tirarci su, quindi compriamo prodotti delle aziende americane. Non lo condivido troppo, ma posso capirlo.

E poi diciamocela tutta, gli americani, e per americani intendo quelli che vivono negli stati interni e non sulle coste (concetto dell'uovo che prima o poi sviluppero') sono sempre stati protezionisti a modo loro: i nostri prodotti sono migliori, quindi export a manetta e niente import.

Il fatto e' che il protezionismo adesso si fa un po piu' difficile. Prendete la Toyota: e' nell'occhio del ciclone per problemi legati ad accelleratori delle loro macchine che rimangono bloccati e freni traballini. Ci sono stati milioni di macchine richiamate alla officine per le necessarie modifiche.
Ovviamente il gigante giapponese sta accusando il colpo e i giornalisti americani, da pugili, assestano colpi a piu' non posso......stupidamente. Dico stupidamente perche' Toyota ha qualcosa come 200.000 dipendenti negli Stati Uniti, stabilimenti che si avvalgono di componentistica fornita da altre ditte presenti sul suolo americano (altri dipendenti). In altre parole...Toyota e' si' un gigante giapponese ma anche un prodotto americano e crea parecchio lavoro americano.

Con questo non voglio dire che Toyota non debba prendere provvedimenti sulla sicurezza della sua macchina (la foto e' del presidente di Toyota durante una seduta della House in Washington DC ieri) o che vengano fatte le giuste verifiche....dico solo che minare la presenza di Toyota nel mercato americano, favorendo come fatto notare da NPR le vendite di Ford ed altre, non e' una strategia che aiutera' questo paese.
E che in qualche modo ci crediamo ancora al Yes We Can.
Speruma

lunedì 8 febbraio 2010

Capitolo CXXXXII: Certo che nel '93


Tutto vero, dovrei scrivervi la ricetta di una delle zuppe preparate. Oppure del casino della Toyota in America (ma penso se ne sia parlato anche in Italia) che fortunatamente ha per ora lasciato fuori la mia Prius.
Ma non faro' nulla di tutto cio'. La notizia di questi giorni e' la nevicata del decennio, se non del ventennio a Pittsburgh.
Ma cominciamo dal principio e cioe' lo scorso Giovedi'. Allarmismo, sta arrivando, correte ai supermercati, barricatevi in casa, sarà tremendo anche se a Washington sarà peggio. Prevedevano 8" di neve, circa 20 cm....neanche tanto poi. Ma ovviamente la corsa ai supermercati c'è stata ...proprio come si vede nei telegiornali italiani....tutto vero.
Venerdì sera doveva iniziare all'imbrunire e così ha fatto. Neve pesante, bagnata ma non marcia, intensa con vento annesso. In due ore le strade erano gia impraticabili ma io pensavo "smette smette hanno detto soltanto 20 cm". Andiamo a dormire che sta ancora nevicando e ci svegliamo al Polo Nord: ne sono caduti almeno 50/60 cm in meno di 24 ore. Si sono poi sbagliati di poco.
Vi lascio immaginare la strada, le macchine completamente coperte, i bimbi che giocano a palle di neve, i grandi che spalano dal vialetto a più non posso...notizie di gente senza luce ....
E così è stata Domenica a piedi, sarebbe stato meglio con le ciaspole o gli sci da fondo (come hanno fatto in tanti). E chi ha liberato la macchina, come il sottoscritto, ed è partito per un giro perlustrativo, non come il sottoscritto, ha messo immediatamente sedie per tenersi il posto. Sai mi sono fatto un culo....mica vuoi parcheggiare al posto mio ora.
In ogni caso la vera discussione che serpeggia tra quelli che si incontrano è una sola: peggio questa nevicata o quella storica del '93 ....e giù a paragonare intensità, durata, disagio, compattezza della neve....per ore.
Parole vuote, perchè qui prevedono neve abbondante di nuovo per Mercoledì e Giovedì. Ma noi siamo pronti....le difese, ed il frigorifero, devono tenere.

mercoledì 3 febbraio 2010

Capitolo CXXXXI: Tylenol e zuppe

Gennaio si puo' riassumere con due parole: tanto Tylenol e zuppe.
Il tylenol e' un antipiretico e bene o male ce lo siamo presi tutti e tre piu volte in un mese: chi prima, chi dopo, chi e' stato unto, chi ha fatto l'untore......e' stato un mese duro. Dicono che sia l'effetto dell'asilo d'inverno, un vero incubo. Il fatto di avere tanto freddo (abbiamo toccato i -20) e una discreta quantita' di neve non ha aiutato. Appena uno e' in convalescenza ecco che fuori non ci sono proprio le condizioni per una passeggiata tranquilla. Per carita' mi piace l'inverno, ma quest'anno quello che porta con se non e' il massimo. Passera'.
La novita' di queste settimane sono invece le zuppe. Abbiamo deciso, dopo vari ragionamenti, di lanciare una proposta ad una dozzina di amici: una serata alla settimana trovarsi per una zuppa. Noi mettiamo la zuppa, il pane e la casa e loro, sempre se sono liberi, vengono con "doni" da dividere tutti insieme. Orari rigidi, essendo in mezzo alla settimana, dalle 7 alle 10. Alle dieci tutti a casa e noi in una ventina di minuti abbiamo la casa a posto.
Questa sera, per esempio, abbiamo mangiato zuppa di lenticchie con buon vino rosso e poi Fra si e' dilettata a preparare un poco di zabaione. Buono.
E' un modo per stare insieme, per passare l'inverno freddo e buio .... per buone chiacchiere. Speriamo di riuscire a continuare la tradizione almeno per un altro mesetto .... poi sara' gia tempo di grigliate qui in America !!!
Ciao

P.S. Un saluto speciale al nuovo nato Luca e a suoi genitori Ale e Silvia. un abbraccio a loro e in bocca al lupo.

martedì 19 gennaio 2010

Capitolo CXXXX: News is an acronym

Che si apra la diatriba
Oggi un mio collega, parlando con me delle stranezze della lingua inglese, mi ha detto sta cosa
"Ma lo sai che la parola NEWS e' un acronimo"
"Ma davvero ? E per cosa?"
"North, East, West, South". Cioe' i quattro punti cardinali.
Arrivo a casa e lo dico alla Fra. Lei tutta tranquilla mi fa:" a me pare una cavolata, perche' NEWS dovrebbe derivare da NEW cioe' nuovo.....le nuove"
Voi cosa ne dite ?

lunedì 11 gennaio 2010

Capitolo CXXXXIX: Benvenuto 2010


Mentre sto per scrivere questo primo post del 2010, sotto di me ci sono sconfinati terreni vuoti ed innevati: sono su un aereo diretto verso Denver, in Colorado. La destinazione finale del mio viaggio e’ Reno, Nevada, per poi diventare lungo la settimana Elko, sempre in Nevada, una cittadina di nome Eureka (indovinate che minerale estrae la miniera in quella citta’) e Salt Lake City, in Utah. Un viaggio impegnativo ma che potrebbe rivelarsi interessante. Sto andando a Reno in Gennaio proprio come 3 anni fa, appena arrivato a Pittsburgh. E si’ sono gia tre anni. Chi se lo sarebbe immaginato.
E abbiamo anche chiuso un decennio, incominciato con il famigerato e temuto 2000. Questo onestamente mi tocca meno. Dopotutto meglio guardare al futuro. Il passaggio all’anno nuovo e’ visto qui in America come il tempo per le resolutions (le intenzioni per l’anno nuovo): quali sono le tue resolutions per l’anno nuovo ?
Si parte dal 2009, anno pieno di eventi personali e familiari significativi e insegnato importanti lezioni. Sicuramente ci sono alcune resolutions per me, lavorativamente parlando ma anche per la nostra (con Fra e Teresa) vita familiare.
Lavorativamente parlando voglio essere piu efficiente anche a discapito della quantita’ di lavoro profuso: qualita’ e’ la parola d’ordine. Cosa voglio ottenere ? O per cosa voglio impegnare le mie energie. E poi lottare maggiormente per quello che ritengo importante. Se non sei che lotti per te stesso, chi dovrebbe farlo.
La casa prendera’ molto del nostro tempo: passo dopo passo ci assomigliera’ e ci servira’ per i mesi futuri. Oltre ad essere convinti che la televisione non fa per noi, stiamo tentando di ridurre i tempi morti al computer dopo cena. E non ho bisogno di spiegarvi cosa intendo per tempi morti. Questo non vuol dire non guardarsi un bel film, per voi leggere il mio blog, fare un ricerca su internet che ci interessa, o comprare pannolini online. Intendo dire quelle ore di vuoto mentale davanti al monitor. L’esperimento e’ in atto e abbiamo gia potuto apprezzare i risultati: si dorme meglio, si parla e si discute di piu’.
Personalmente voglio essere piu presente con le persone in Italia: la nostra vita e’ a Pittsburgh per ora, ma soprattutto dopo il viaggio in Novembre mi sono reso conto una volta di piu’ a quante persone sono molto legato in Italia. Speriamo di riuscire a farcela.
Il blog continuera’ ovviamente ed avrebbe anche bisogno di una tagliata di capelli per essere piu snello e alla moda. Lo mettero’ nella to do list …..
Eccomi con gia troppe resolutions e la paura di non poterle “portare a casa” tutte. Ci vorra’ tempo, commitment (parola molto interessante in inglese) e costanza.

Buon anno a tutti voi !!!
Lele
PS Come vedete anche Teresa ha le sue resolutions: ieri sera per la prima volta si e’ seduta a tavola con noi….con un piccolo aiuto: un cuscino/booster. Era tutta educata e contenta di essere a tavola con i grandi. Well done. (a presto la foto)